Una
famiglia di musicisti francesi, i Danican, prese il soprannome di “Philidor”:
ad essa appartenne Anne, che malgrado il nome
femminile ai nostri occhi, era un oboista (e flautista) di valore,
sovrintendente della musica del principe de Conti e direttore dei concerti
della duchessa del Maine. A lui si fa risalire la fondazione del “Concert Spirituel”,
Una iniziativa quaresimale in prevalenza di musica
sacra, sorta a scopo di beneficenza.
Dal 1725
l’istituzione divenne fissa , e diede ventiquattro
concerti pubblici all’anno fino al 1791, quando Viotti, direttore della
benefica istituzione, fu costretto a fuggire in Inghilterra per la rivoluzione.
Il
concerto, così com’è divenuto oggi, ebbe origine dalle “accademie” italiane del
periodo rinascimentale .
Il primo
paese che accolse l’idea di fare concerti pubblici, dopo l’Italia, fu
l’Inghilterra del tempo di Shakespeare; col violinista John Banister divennero
fissi, a cadenza settimanale (e sempre con pubblico pagante).
In Francia
oltre i concerti spirituali, fiorirono nella prima metà del secolo XVIII altre
istituzioni analoghe, come il “Concert francais”
creato anche da Phildor, ed il “Concert Italien” sostenuto da ricchi melomani
borghesi, come Monsieur de
In tale contesto si svilupparono anche le note querelles, che
oscillavano tra l’Opera e le “accademie”.
A tal
proposito la registrazione in un cd, dal titolo “Concert
Spirituel” (LCD Music 74003), che si colloca nella linea di quella
tradizione, in quanto“per la sua potenza evocativa, l’arte è
stata spesso tramite di elevazione, ammaestramento, riflessione”come
giustamente afferma padre Luigi Mulatero, direttore
del complesso vocale “Musica Laus” nella nota
introduttiva al disco, registrato nella Sacrestia della chiesa dei SS. Martiri
di Torino.
Come
scrisse Bach sul suo Orgelbuchlein:
“
A DIO per lodarlo, al prossimo per istruirlo”
il motto potrebbe essere apposto anche al “Concerto Spirituale” che viene evocato in questo
disco con un preciso piano secondo la tradizione storica : innanzi tutto vi è
un lettore (qui l’attore Mario Brusa) che legge
alcune pagine introduttive, come brani dei Vangeli o dalla liturgia, dando così
unità intrinseca ai brani cantati.
Questi
spaziano attraverso il tempo, associando voci e stili diversi in una
sintesi che trova la sua ragione d’essere nella fede. Tutte le pagine
presentate hanno un preciso interesse, sia per la novità dei brani, che per
l’opportuna riproposta.
Si
allineano così ottime pagine che spaziano:da Davide Cantino, nato nel 1959 ( una “Ave Maria” a tre voci),a Giovanni
Antonio Giaj ( “O Adonai” a quattro
voci), compositore torinese, maestro di cappella del Duomo dal 1732 alla morte
avvenuta nel 64. Segue “Hodie Christus natus est” di Massimo Nosetti,compositore
nato nel 1960: un “Gloria” di anonimo, e “Ubi Caritas” di Maurice Duruflè, noto organista e
compositore francese, vissuto tra il 1902 ed il 1986, allievo di Vierne,
Caussade e Dukas, poi insegnante d’organo al conservatorio parigino. Di Giovanni Matteo Asola, vissuto tra il 1524 ed il
1609, canonico veneziano e collega dello Zarlino, autore di una
stampo ad onore del Palestrina, si presentano
“In Monte Oliveti”e “Tristis est” tutti a quattro voci miste.
L’ “Adoramus te, Christe” di Quirino
Gasparini, reputato violoncellista e compositore bergamasco attivo a
Torino dove fu maestro di cappella della Cattedrale sino alla morte nel 1778 , fu a lungo attribuito a Mozart, che invece lo aveva solo
ricopiato, ed al quale il Kochel nel suo catalogo mozartiano diede il numero
327. E poi “Eli Eli”
di Georgy Deakbardos, nato nel 1917.
Dal canto gregoriano , “Victime
paschali laudes”: ed infine “In gloria Dei”
di Donizetti.